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Filariosi Cardiopolmonare

Questo mese parliamo di una malattia parassitaria largamente diffusa in Italia e nel mondo, sostenuta da un nematode (Dirofilaria Immitis), vale a dire un verme a sezione tonda molto lungo (le femmine adulte misurano anche 30 cm mentre i maschi adulti raggiungono 20 cm.)

Il parassita colpisce con maggior frequenza il cane, meno di frequente il gatto ( il gatto è relativamente resistente all’infestazione tuttavia i casi sono in aumento nelle aree endemiche) e solo occasionalmente l’uomo (in bibliografia è riportato un caso di malattia evolutiva in un individuo affetto da HIV). Tra i cani quelli che vivono all’esterno presentano un rischio 5 volte maggiore rispetto a quelli da appartamento. Le forme adulte del parassita vivono nel ventricolo destro, nelle arterie polmonari e nella vena cava caudale. Tali parassiti adulti, maschi e femmine, generano delle larve microscopiche che viaggiano libere nel torrente circolatorio. Per garantire la trasmissione della malattia da un cane infestato ad uno sano occorre l’intervento di un vettore biologico che in questo caso è la zanzara. Essa si nutre del sangue dell’animale infestato e con esso ingerisce le larve di primo stadio (non in grado di determinare malattia per es. a seguito di trasfusioni, o per passaggio transplacentare da madre a feto). Nell’apparato buccale della zanzara le larve subiscono in circa due settimane due mute diventando così L3 (larve di terzo stadio) in grado di determinare malattia se veicolate dall’insetto ad un cane sano. Una volta inoculate tali larve migrano nel tessuto sottocutaneo dell’animale dove permangono per qualche tempo subendo altre due mute e tramutandosi in forme giovanili di Dirofilaria Immitis che poi migreranno verso il cuore dove troveranno la loro sede definitiva. Occorrono dai cinque ai sei mesi prima che l’infestazione si evidenzi e si possa diagnosticare, e che compaiano microfilarie in circolo in grado di perpetuare il ciclo del parassita.La gravità della parassitosi è strettamente correlata al numero dei parassiti presenti (da 1 esemplare a più di 250 per cane, circa 3 in media per il gatto) ed alla durata dell’infestazione; se presenti in ridotta quantità (<50) si localizzano solo nelle arterie polmonari mentre, se presenti in gran numero (>75), sono costretti a spingersi verso l’atrio destro e vena cava caudale (>100). Il primo danno, come si può presagire, è di tipo meccanico a carico dei tessuti vascolari ed endocardico. Le "matasse" di parassiti possono occludere vasi sia direttamente che indirettamente vista la proliferazione reattiva da essi indotta a carico dell’endotelio vascolare. Aumentano le resistenze nel circolo perché i vasi colpiti si presentano ristretti, il polmone risulta meno irrorato e si ha ipertensione polmonare; inoltre il cuore deve sottostare ad uno sforzo maggiore per contrastare le aumentate resistenze di circolo. Il danno all’arteria polmonare si ripercuote direttamente sul polmone determinando una polmonite interstiziale ed alveolare cronica. I danni al polmone derivanti da occlusioni vascolari si rendono evidenti in presenza di parassiti morti.

Sintomi

Esistono forme asintomatiche e paucisintomatiche (tachipnea, intolleranza allo sforzo, tosse).

Sintomi polmonari: affaticamento precoce, tosse, dispnea (difficoltà respiratoria) sia nelle forme avanzate che in quelle di grado moderato, nelle forme gravi si possono avere fenomeni di emottisi (espettorazione di sangue) associati a tromboembolismi spesso causati dalla morte dei parassiti indotta dalla terapia. Nel gatto la tosse è frequente nelle forme croniche esistono poi forme di grave difficoltà respiratoria sempre frequenti in questa specie.

Sincope: perdita temporanea di coscienza dovuta ad un calo dell’ossigenazione cerebrale.Ipertensione venosa.Emoglobinuria ( presenza del pigmento ematico nelle urine).

Sindrome nefrosica ( degenerazione del rene).

Vomito intermittente: questo sintomo è molto frequente nell’infestazione del gatto.

Diagnosi

Il sospetto che l’animale sia ammalato deve sempre avere qualora esistano le condizioni ambientali perché la malattia si sviluppi (aree endemiche, clima temperato, presenza del vettore, vita all’aperto, mancata profilassi) o quando siano presenti i sintomi surriportati.La diagnosi definitiva di malattia viene effettuata tramite test sierologici che ricercano nel sangue dell’animale, la presenza di sostanze prodotte dagli adulti di Dirofilaria immitis. Tali test hanno completamente soppiantato la ricerca microscopica delle larve in uno striscio di sangue, perché poco attendibile.Test sierologici sono disponibili anche per il gatto.E’ di grande ausilio in caso di positività, valutare la gravità della patologia, mediante radiografie toraciche, ecocardiografie, ed elettrocardiogrammi. In base ai risultati di queste indagini viene deciso lo schema terapeutico.

Terapia

La terapia si articola in più fasi poiché si devono in separata sede eliminare i parassiti adulti e le forme larvali. La terapia adulticida presenta il rischio di una morte massiva dei parassiti con la conseguente mobilizzazione dalle loro sedi preferenziali e l’instaurarsi di una pericolosa tromboembolia polmonare. Tale possibilità viene minimizzata con una corretta valutazione del singolo caso e preparazione farmacologica del paziente che dovrà essere tenuto rigorosamente a riposo nei mesi successivi alla terapia.

Prevenzione

La profilassi viene effettuata nelle aree endemiche nei periodi in cui è attivo il vettore e si basa sul presupposto che l’animale possa essere infestato; di conseguenza la somministrazione mensile di un farmaco che uccide le L3 previene la comparsa della malattia, bloccando il ciclo evolutivo.I farmaci usati a tale scopo sono l’ivermectina, la mibemicina, e la mossidectina.

 

 

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